ALTA VIA 1 DELLE DOLOMITI
GIORNO 2 - Si comincia a fare sul serio
ITINERARIO
Giorno 2 – Dal Rifugio
Sennes a poco dopo Malga Gran Fanes
Dislivello: mt 677 in
salita; mt 785 in discesa
Lunghezza del percorso:
km 16,3
Tempo di percorrenza: 40
minuti per arrivare al Rifugio Fodara Vedla, 1 ora per arrivare al Rifugio
Pederù, 2 ore e 15 minuti per arrivare al Rifugio Fanes, 20 minuti per il Lago
di Limo, 45 minuti per la Malga Gran Fanes; altri 30 minuti per arrivare al
punto dove abbiamo messo le tende;
Sentiero: 7 - 11
Rifugi sul percorso: 6
Reperibilità acqua:
fontana con acqua al Rifugio Fodara Vedla, torrente in zona pascolo per
arrivare al Rifugio Fanes, fontana alla Malga Gran Fanes, oltre che nei vari
rifugi
RIFUGIO SENNES
Se la prima giornata ci aveva regalato un bellissimo sole, durante la notte invece, ci ha sorpreso la pioggia. Per fortuna non era forte ma ha continuato fino al mattino facendoci un po’ tribulare per smontare le tende e rimettere tutto a posto.
Per fortuna il Rifugio Sennes era vicino, scendiamo per gli avvallamenti erbosi fino a ricongiungerci con la strada bianca, ed in 10 minuti siamo arrivati, potendoci riparare e bere qualcosa di caldo.
RIFUGIO FODARA VEDLA
Il cielo continuava ad essere nuvoloso ma per fortuna senza pioggia così riprendiamo il nostro cammino verso il Rifugio Fodara Vedla.
Subito procediamo su una strada bianca (sentiero 7) per poi, al bivio successivo, tralasciare la strada forestale la quale diventa da adesso sentiero 7/A, ed imboccare un sentiero, che, in lieve discesa, attraversa gli avvallamenti erbosi del Pian De Lasta, facendo così una scorciatoia che ci fa arrivare prima alla nostra meta.
Una volta sbucati di nuovo sulla forestale, un ultimo tratto in discesa e si apre un meraviglioso panorama sull’Alpe di Fodara Vedla, un pianoro verdeggiante dove sorge il Rifugio Fodara Vedla (mt 1966).
Qui troviamo una fontana, una delle poche di tutta l’Alta Via, e riusciamo a far carico di acqua e a sciacquare i piatti e le tazze della colazione.
RIFUGIO PEDERU’
Continuiamo adesso verso la prossima tappa: il Rifugio Pederù. Dopo aver percorso, mantenendoci sempre sul sentiero 7, un breve tratto in salita, successivamente sarà tutta una lunghissima discesa, su strada forestale, a volte molto ripida e scivolosa, che con più di una ventina di lunghi tornanti ci porta al Rifugio Pederù (mt 1548).
Arriviamo che è metà mattina, così ci concediamo una pausa per una merenda veloce. Intanto i bambini, instancabili, al posto di riposarsi sfruttano quel tempo per svagarsi nel piccolo parco giochi adiacente al rifugio.
Continuiamo adesso verso la prossima tappa: il Rifugio Pederù. Dopo aver percorso, mantenendoci sempre sul sentiero 7, un breve tratto in salita, successivamente sarà tutta una lunghissima discesa, su strada forestale, a volte molto ripida e scivolosa, che con più di una ventina di lunghi tornanti ci porta al Rifugio Pederù (mt 1548).
Arriviamo che è metà mattina, così ci concediamo una pausa per una merenda veloce. Intanto i bambini, instancabili, al posto di riposarsi sfruttano quel tempo per svagarsi nel piccolo parco giochi adiacente al rifugio.
RIFUGIO FANES
Questa volta ripartiamo sapendo già che ci aspetta
un tratto veramente tosto, dobbiamo raggiungere il Rifugio Fanes e per farlo
dovremo recuperare una buona parte di dislivello persa con la discesa per
arrivare al Rifugio Pederù.
Decidiamo di non
prendere il sentiero 7, anche se più breve in quanto più irto, ma di proseguire
per il Valun de Fanes, seguendo tutta la vecchia strada militare che, anche se
più lunga, non solo ha una pendenza sempre costante in salita ma, ad un certo
punto, ci fa camminare su un lunghissimo tratto di falsopiano dove, non solo
riusciamo a riprendere fiato ma, nonostante gli zaini pesanti che ci troviamo, ci
permette di continuare più spediti.
Finito questo tratto,
ci troviamo un’altra tosta salita che superiamo a fatica, la stanchezza e la
fame cominciano a farsi sentire; passiamo il piccolo laghetto Le Piciodel,
transitando accanto al torrente Ru dal Plan, saliamo alcuni tornanti, oltrepassiamo
la Malga Piccola Fanes fino ad arrivare al bivio dal quale teniamo la sinistra
verso il Rifugio Fanes, mentre a destra si andrebbe verso il Rifugio Lavarella.
Imbocchiamo così il
sentiero 11, attraversiamo un ponticello ed in circa dieci minuti arriviamo al Rifugio Fanes (mt 2060) e senza pensarci due
volte ci catapultiamo dentro in cerca di un tavolo per sedersi e mangiare.
Ci concediamo una lunga pausa dove gustiamo i
buoni piatti del rifugio e recuperiamo un po’ di forze.
LAGO DI LIMO E MALGA
GRAN FANES
Verso le 16 ripartiamo questa volta verso il
Lago di Limo.
Prendendo il sentiero 11 che parte proprio
dietro al rifugio, ricominciamo a salire; dopo aver vinto in salita alcuni
stretti tornanti arriviamo su un pianoro a dir poco lunare che ci porta prima
al Passo di Limo (mt 2174) e subito dopo al Lago di Limo (mt 2159), che con il
periodo di siccità di quest’anno lo troviamo proprio basso basso, di sicuro non
era come l’avevamo visto l’anno prima.
Dal lago
continuando sempre sul sentiero 11, passiamo il sentiero 10 che staccandosi
verso sinistra porta in Val di Fanes e Cortina d’Ampezzo e procedendo su
terreni pascolivi conquistiamo, senza tanta fatica, anche Ucia de Gran Fanes (Malga
Gran Fanes) (mt 2100).
Qui ci
fermiamo non solo per fare il timbro sul passaporto ma ne approfittiamo per
fare rifornimento di acqua nelle borracce, visto la presenza di una fontana
vicino alla malga.
SECONDA NOTTE IN TENDA
Nonostante fossero le
17, la nostra giornata non era ancora finita, dovevamo trovare un posto per le
tende.
Dalla malga continuiamo su sentiero quasi
pianeggiante, che ci porta ad oltrepassare il bivio con il sentiero 17 che
stacca verso sinistra, per continuare invece seguendo sempre il sentiero 11.
Dopo aver camminato per
un’altra mezz’ora tra paesaggi incredibili, senza ancora arrivare al bivio per
la Forcella del Lago, decidiamo di fermarci proprio lungo il cammino. Una parte
pianeggiante e tra verdi prati ci invita a metterci con le tende.
Come al solito le montiamo, ci cambiamo e ci
prepariamo da mangiare, mentre i bambini si divertono a fare con dei sassi il
perimetro delle tende.
Il sole intanto
cominciava a scendere, la zona stava diventando sempre più in ombra, solo un
leggero venticello rovinava quell’atmosfera meravigliosa.
Tutto intorno un silenzio assordante, una pace
incredibile, noi non potevamo fare altro che inchinarci di fronte a quella
immensa natura che sembrava volesse proteggerci.
Ci ritiriamo nelle tende e ci mettiamo dentro ai
sacchi a pelo, cominciava a fare sempre più freddo, mentre un’altra giornata
ricca di emozioni stava volgendo al termine.
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