ALTA VIA 1 DELLE DOLOMITI
Giorno 5 e 6 - Dal campeggio ad una notte in rifugio
ITINERARIO
Giorno 5 – dal Passo
Staulanza a Palafavera
Dislivello: mt 155 in salita; mt
394 in discesa
Lunghezza del percorso: km 4,86
Tempo di percorrenza: 1 ora e 40 minuti per
arrivare al campeggio
Sentiero: 472 - 474
Rifugi sul percorso: 2 e il Camping
Palafavera
Reperibilità acqua: al campeggio
PALAFAVERA
Questi due giorni li ho messi assieme perché
per il quinto giorno avevo pensato ad una giornata più leggera.
Il nostro programma infatti
prevedeva di appoggiarci al campeggio Palafavera per passare una giornata
tranquilla; così da poter fare sia delle lavatrici per lavare tutta la roba
che, finalmente una bella doccia calda con lavaggio di capelli e per poter fare
inoltre rifornimento di mangiare per i successivi cinque giorni.
Ci voleva proprio una pausa, sia per darci una
sistemata prima di ripartire, sia per dare un po’ di tregua ai bambini che
oltretutto hanno potuto passare una giornata con i nonni, venuti a darci un po’
di supporto.
Dal Passo
Staulanza (mt 1766) dove eravamo, abbiamo imboccato il sentiero 472, che parte
proprio di fronte al rifugio presente sul passo, seguendo le indicazioni per le
Impronte dei dinosauri e il Rifugio Venezia. Camminando sempre su sentierino
nel bosco tra tratti in leggera salita ed altri in falsopiano, passando ogni
tanto dei ponticelli di legno e dopo aver oltrepassato il bivio che porta alle
Impronte dei Dinosauri, si arriva a Pala de le Dee (mt 1900). Qui ci si trova
davanti ad un bivio, dal quale tralasciamo le indicazioni per il Rifugio
Venezia, e piegando verso destra, seguiamo invece le indicazioni per
Palafavera, sentiero 474.
Continuiamo su
sentierino prima in mezzo a pini mughi e poi nel bosco, percorrendo in discesa la
Val de Ru Bianco fino ad arrivare sulla Strada Statale 251 in località
Palafavera.
Arriviamo verso le 11,
entriamo in campeggio, che avevamo prenotato da tempo e li passiamo la
giornata.
ITINERARIO
Giorno 6 – da Palafavera
al Rifugio Tissi
Dislivello: mt 986 in salita; mt
261 in discesa
Lunghezza del percorso: km 10,14
Tempo di percorrenza: 2 ore e 20 minuti
per il Rifugio Coldai; 20 minuti per il Lago Coldai; 2 ore e 15 minuti per il
Rifugio Tissi
Sentiero: 564 – 556 – 560 -
563
Rifugi sul percorso: 2
Reperibilità acqua: solo nei rifugi
RIFUGIO SONINO AL COLDAI
La mattina del sesto giorno, siamo pronti a
ripartire, carichi di tutto e un po’ più profumati.
Usciti dal campeggio, attraversiamo la strada
tenendo la sinistra. Dopo poco si stacca sulla destra il sentiero 564, una
stradina militare che, in costante e leggera salita porta in circa un’ora alla
Casera Pioda (mt 1816).
Abbandoniamo adesso il
sentiero 564, e seguendo le chiare indicazioni per il Rifugio Coldai e quelle
dell’Alta Via 1, teniamo la sinistra imboccando il sentiero 556.
Procediamo, su una
mulattiera, che sale all’inizio l’ampio pascolo, per poi continuare ad ampi
tornanti, i quali si potrebbero tagliare con delle scorciatoie seguendo delle
evidenti tracce, che noi però non sempre facciamo per non sprecare troppe
energie.
Arrivati al punto in
cui si aggira la montagna si vede già dove bisogna arrivare; mentre il Pelmo
incombe con tutta la sua bellezza alla nostra sinistra, superiamo prima un
tratto non impegnativo per poi affrontare l’ultima tostissima salita, che porta
alla fine a fare una curva, dietro la quale compare per magia il Rifugio Coldai
(mt 2132).
Arriviamo che è ora di
pranzo, quindi ci fermiamo per una meritata pausa, oltretutto con notevole
vista.
LAGO COLDAI
Nel primo pomeriggio, mentre il cielo continuava
ad essere nuvoloso, continuiamo verso il Lago Coldai. Procediamo su il sentiero
560, che parte dietro al rifugio, il quale parte subito con una bella salita
fino ad arrivare a Forcella Coldai (mt 2191), scendendo poi sul versante
opposto per la conca ghiaiosa arrivando così alle sponde del verdissimo Lago
Coldai (mt 2143).
Inizia anche a piovere, ma dura solo il tempo di
tirare fuori e mettersi le giacche, che aveva già finito.
Che spettacolo da lassù, che vista e che pace!
RIFUGIO TISSI
Intanto era tornato anche il sole e ne
approfittiamo per ripartire, ci aspettava una bella attraversata; dovevamo
raggiungere il Rifugio Tissi.
Messi gli zaini in spalla, resi più pesanti dal
rifornimento di cibo del giorno prima, ci incamminiamo su un classico
sentierino di montagna, costeggiando dapprima le sponde del lago per poi
cominciare a salire verso la Forcella di Col Negro (mt 2203).
Da qui il sentiero comincia a scendere nella Val Civetta, e camminando
proprio sotto la maestosa parete del Monte Civetta, con un paesaggio che sembra
quasi lunare, arriviamo a perdere un bel po’ di quota. Riusciamo già a vedere in
alto, proprio in cima al Col Rean, il Rifugio Tissi; a vederlo così ci sembrava una cosa impossibile raggiungerlo!
Finita la discesa,
procediamo prima in leggera salita, oltrepassando un bellissimo punto
panoramico dal quale riusciamo a vedere in tutto il suo splendore anche il Lago
di Alleghe, per poi iniziare a salire sempre più ripidamente verso il rifugio.
Poco prima della
Forcella di Col Rean (mt 2107), abbandoniamo il sentiero 560 e prendiamo il
sentiero 563, che si stacca verso destra, facendo un ultima breve ma irta
salita fino al Rifugio Tissi (mt 2250).
Questa è stata la
nostra ultima meta; si, perché proprio il giorno prima avevamo deciso di fare
una sorpresa ai bambini, decidendo di dormire una notte in rifugio. Devo dire
che abbiamo avuto la fortuna con pochissimo preavviso di trovare posto, ma
visto la giornata anche un po’ strana, forse per via della stanchezza, la
scelta di passare una notte in rifugio non era mai stata più azzeccata.
La prima cosa che ho fatto appena arrivata è buttare lo zaino in stanza
e distendermi a letto, ma la voglia di vedere il panorama lì fuori, visto che
poco sopra il rifugio c’è anche la croce di vetta, era più forte della
stanchezza.
A quota mt 2281, con uno strapiombo dietro da far
paura, mi sembrava di essere in paradiso.
Dietro una stupenda
vista sul Lago di Alleghe, mentre davanti incombe maestoso il Monte Civetta.
Alcuni giochi per i bambini, un cuore in legno
gigante e una porta sempre in legno con la scritta “arrivederci”. Tutto era
magico lassù.
Ci facciamo una doccia, ceniamo in rifugio e
prima di andare a dormire usciamo di nuovo, era l’ora del tramonto, uno di
quelli da cartolina che era impossibile da perdere.
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