ALTA VIA 1 DELLE DOLOMITI
Giorno 7 – Tanto caldo e difficoltà a reperire acqua
ITINERARIO
Giorno 7 – dal Rifugio Tissi a Forcella del Camp
Dislivello: mt 606 in salita; mt 927 in discesa
Lunghezza del percorso: km 15,7
Tempo di percorrenza: 2 ore per arrivare al Rifugio Vazzoler; 30 minuti per arrivare al bivio con il sentiero 554; 2 ore e 30 minuti per la Forcella del Camp;
Sentiero: 563 – 560 – 555 - 554
Rifugi sul percorso: 1
Reperibilità acqua: in rifugio e poco dopo aver imboccato il sentiero 554 verso il Rifugio Bruto Carestiato
RIFUGIO VAZZOLER
Ci siamo svegliati al Rifugio Tissi, dove abbiamo fatto una super colazione e dopo esserci preparati, siamo partiti, anche se a malincuore perché in quel rifugio ci sembrava di essere come a casa, alla volta del Rifugio Vazzoler.
Si inizia subito in discesa ripercorrendo un pezzo del sentiero di andata (sentiero 563), fino a trovare il bivio dal quale bisogna tenere la destra proseguendo sul sentiero 560.
Si passa la Forcella del Col Rean (mt 2107) e si continua leggermente a scendere, per poi trovare tratti in falsopiano o in leggera salita, camminando in mezzo ai verdi prati di Pian de La Lora e passando per ciò che resta del Cason di Col Rean (mt 1895).
Da qui si inizia leggermente a salire raggiungendo la Sella di Pelsa (mt 1914) per poi continuare nuovamente in discesa passando il Pian di Pelsa fino a sbucare su una strada forestale.
Tenendo la sinistra, dopo quasi un totale di due ore di cammino, ci si trova davanti ad un cartello gigante con la scritta “Benvenuti al Rifugio Vazzoler” (mt 1714).
Ancora pochi metri ed ecco comparire il rifugio; essendo metà mattina ci fermiamo solo per bere qualcosa e poi ripartiamo. Da dove eravamo, ci aspettava una lunga attraversata.
FORCELLA DEL CAMP
Lasciata quella bellissima oasi di pace dove si
trova il Rifugio Vazzoler, si imbocca il sentiero 555, una larga e comoda
strada forestale, che si sviluppa in continua discesa; si oltrepassa il Pian
delle Taie e il bivio con il sentiero 558 continuando a perdere quota fino ad
arrivare al bivio dal quale si stacca sulla sinistra il sentiero 554 che si
deve seguire per proseguire verso il Rifugio Bruto Carestiato.
Arriviamo a quel bivio (mt 1430) che è ora di
pranzo, e sapendo che il tratto successivo sarà una lunga attraversata,
decidiamo di fermarci per mangiare qualcosa.
È una giornata caldissima e proprio in quel
punto non c’era nemmeno un filo d’ombra, ma pazienza, prepariamo gas e pentola
e cuciniamo qualcosa.
Faceva talmente caldo che sembravano
interminabili anche i minuti che servivano affinché la pasta fosse pronta, non
si poteva stare seduti che ci si scioglieva. Mangiamo, sistemiamo e ripartiamo.
Come dicevo prima, adesso il sentiero da seguire è il 554, inizialmente
in leggerissima discesa in mezzo alla vegetazione per poi sbucare su un
ghiaione che attraversiamo a fatica. Il caldo era veramente opprimente, non ci
lasciava andare avanti ed in più acqua non se ne trovava.
Avanziamo lentamente, fino a sentire, ad un
certo punto, il rumore di acqua che scorre, non ci sembrava vero, ci togliamo
gli zaini ed oltre a fare rifornimenti di acqua e di berla a litri lì sul
posto, ci bagnamo le bandane per tenerci la testa fredda cercando di abbassare
la temperatura.
Ripartiamo, all’inizio più refrigerati, ma passa
poco che il sole asciughi già tutto e torniamo letteralmente a grondare acqua.
Passata la colata di ghiaie, il sentiero si alza
lentamente a mezza costa sotto le pareti rocciose del Castello delle Nevere per
poi proseguire sotto le incombenti colate di ghiaie “Giaroi del Palanzin”.
E si continua su un sentierino che sicuramente
non è dei più agevoli; ghiaioni da attraversare, salti da superare dove le
radici creavano intralcio, un pezzo franato che ci ha fatto passare proprio sul
bordo di un sentiero esposto come molte parti di questo tratto, durante il
quale oltretutto si trova anche un pezzo con corda per aiutare il passaggio.
Saranno ore di camminata in salita, in quanto si
deve recuperare la quota persa, e saranno anche, se in presenza di giornate
caldissime come è capitato a noi, veramente estenuanti.
Nell’ultimo tratto si
torna a proseguire, sempre a ridosso delle rocce, ma tra la vegetazione, dove
l’ultimo pezzo, uno strappo in salita, porta a Forcella del Camp (mt 1933).
Pensavamo di proseguire solo un altro pò fino a
trovare un posto per le tende, ma scorgendo con lo sguardo come e dove
proseguiva il tracciato abbiamo capito che forse era meglio fermarsi lì,
oltretutto cominciava ad arrivare anche il brutto tempo.
Anche se leggermente in pendenza mettiamo le
tende e facciamo i soliti rituali della sera.
Non l’avremo passata tanto bene…… verso mezzanotte
arriva il primo problema, le pecore di montagna. Sentivamo che si avvicinavano,
il rumore dei campanacci si faceva sempre più fastidioso così siamo usciti
dalle tende e dopo aver fatto un po’ di luce sono subito andate via.
Ma non era finita. Dopo un’ora un temporale ci
sorprende, ma non la solita pioggia, veniva giù a secchi, e talmente forte che
non riuscivamo a parlarci nemmeno da tenda a tenda.
Non è stato proprio un bel momento, quei dieci minuti sono sembrati interminabili. Poi per
fortuna ha cominciato a smettere e mentre si sentiva sempre meno, con il rumore
delle ultime gocce, che sembrava quasi una ninna nanna, abbiamo preso sonno.
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