RIFUGIO CASERA DITTA
11 Aprile 2024
Una passeggiata facile che porta in un posto
ancora selvaggio e incontaminato, lontano dal gran turismo di massa è quella al
Rifugio Casera Ditta.
Siamo in Friuli Venezia Giulia, per arrivarci da
Longarone seguiamo le indicazioni per la diga del Vajont che oltrepassiamo proseguendo
verso i paesi Erto e Casso.
Dopo poco aver passato la diga si stacca sulla
destra una strada asfaltata, all’altezza della svolta si trovano anche i primi
cartelli con indicazione per il rifugio, che porta alla frazione Pineda, dove
bisogna lasciare la macchina trovando degli spiazzi a lato strada. Un vero e
proprio parcheggio non c’è.
Noi siamo partiti dalla località Pineda Ruava
(mt 787), ma volendo si può anche prendere il sentiero che parte leggermente
più indietro.
Seguendo il sentiero
905 che parte subito in decisa salita in mezzo al bosco, si arriva ad
incrociare dopo circa mt 400, una strada forestale.
Si svolta a sinistra seguendo la strada che
procede per un primo tratto ancora in salita per poi diventare un falsopiano ed
anche discesa, dove si procede senza fatica e si può riprendere fiato.
Ad un certo punto si ricomincia a salire fino ad
arrivare a quota mt 1000 circa, punto più alto di questo giro e dove si trova
un bivio dal quale bisogna tenere la sinistra seguendo le chiare indicazioni.
In corrispondenza del bivio c’è anche un
cartello, che vi consiglio vivamente di seguire, che dice di chiamare in
rifugio per avvisare del vostro arrivo, qualsiasi sia il motivo della vostra
visita, che sia per pranzare o solamente per bere qualcosa, perché senza avviso
non si entra.
Purtroppo sembra non essere molto bella come
accoglienza, ma da altre esperienze che ho sentito, se si vuole entrare nelle
grazie del gestore, bisogna fare proprio così.
Abbandonata la forestale si prosegue in ripida
discesa su stretto sentierino nel bosco.
Attraversato un bosco di faggi e due brevi
tratti franosi, dove il sentiero si fa quasi pianeggiante rimanendo sempre
molto stretto ed in alcuni punti anche abbastanza esposto si raggiunge il fondo
della valle in corrispondenza di un ponticello sul torrente Mesaz che, bisogna
attraversare per proseguire nel versante opposto.
Si ricomincia a salire
fino ad arrivare ad un bivio, dove purtroppo si trovano dei cartelli di legno
ed anche poco leggibili. Da quel punto per arrivare al rifugio bisogna tenere
la sinistra e continuare a salire, andando a destra e proseguendo in leggera
discesa, si arriverebbe ad un punto con tavoli e panche per poter fare un
pic-nic.
Con una breve risalita
si arriva quindi al Rifugio Casera Ditta (mt 956), situato in uno splendido
anfiteatro dominato dalle vette del Monte Toc, della Croda Bianca, del Cimon di
Valbona e del Col Nudo.
Una volta arrivati si
viene accolti da un recinto chiuso ed un cartello che riporta nuovamente le
parole “severamente vietato entrare senza prenotazione”.
Dopo che siamo stati in
questo posto, mi sono arrivati alcuni messaggi di chi conosceva era già stato e
mi riferisce che il gestore sa essere proprio scortese, quanto gentile con chi,
secondo lui, e questo l’ha detto anche a me, “fa il suo dovere”, cioè chiama
per avvisare del proprio arrivo.
Un modo forse un po’
strano di vivere un rifugio ma il posto comunque merita, soprattutto per chi
cerca pace e tranquillità.
Il ritorno avviene sullo stesso sentiero di andata; noi abbiamo
solamente evitato il tratto di bosco fatto in partenza, percorrendo per intero
la strada forestale e poi, sbucati in strada, abbiamo svoltato a destra facendo
l’ultimo tratto su strada carrabile per tornare alla macchina.
Dislivello: mt 375
Lunghezza del percorso:
km 7,8 (andata e ritorno)
Tempo di percorrenza: 1
ora e 30 minuti;
Cartografia: Tabacco
1:25.000, Foglio 21, Dolomiti Friulane e d’Oltre Piave
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