Rifugio Generale Achille Papa e Strada delle 52 Gallerie con i bambini un'escursione storica nelle Valli del Pasubio | Dolomitiebambini - Dolomiti & Bambini

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RIFUGIO GENERALE ACHILLE PAPA, STRADA DELLE 52 GALLERIE
2 Giugno 2020
Questa volta Dolomiti e Bambini vi porta a fare un'escursione molto bella ed entusiasmante, un percorso storico che tutti gli appassionati di escursionismo, soprattutto i grandi appassionati di storia dovrebbero fare almeno una volta.
La strada delle 52 gallerie è una mulattiera militare costruita durante la prima guerra mondiale sul massiccio del monte Pasubio nell’italia nord-orientale. La strada si snoda tra Bocchetta Campiglia (mt. 1216) e le porte del Pasubio (mt. 1934) attraversando il versante meridionale del monte.
La strada delle 52 gallerie è un vero e proprio capolavoro di ingegneria militare e di arditezza, considerando anche le condizioni e l’epoca in cui fu costruita, nonché la rapidità d’esecuzione: i lavori cominciarono il 6 febbraio 1917 e furono conclusi nel novembre 1917,  su ordine dei commilitoni italiani.
Questa mulattiera consentiva, durante la Grande Guerra, la comunicazione e il trasporto dei rifornimenti alla prima linea dell’esercito italiano che combatteva sul Pasubio, al riparo dalle azioni nemiche, e questo durante tutto l’anno contrariamente alla rotabile degli Scarubbi accessibile da mezzi motorizzati, ma soltanto nel periodo estivo ed in condizioni molto più pericolose, sotto il tiro dei cannoni austriaci.
Come arrivare: dall’autostrada A4 Milano-Venezia prendere l’autostrada A31 Valdastico, in direzione Piovene-Rocchette ed uscire a Schio. Proseguire in direzione Valli del Pasubio, quindi località Sant’Antonio dove la strada comincerà a salire per prendere quota, proseguire poi per Passo Xomo fino ad arrivare a Bocchette Campiglia dove si trova un parcheggio a pagamento. Il posto è veramente molto frequentato quindi consiglio di arrivare il prima possibile.
Una volta parcheggiata la macchina, si deve prendere il sentiero 366,  ben segnalato comunque da una enorme scritta proprio all’inizio del percorso.
Lungo il sentiero numerosi cartelli didattici interessanti illustrano la storia e i dettagli costruttivi della strada.
Il sentiero è sempre abbastanza ampio e ben tenuto, il fondo è di ghiaione grossolano, non ci sono parapetti verso i precipizi, comunque non c’è mai problema di vertigini o di cadute, l’importante è rimanere all’interno del tracciato.
La prima parte della strada, dopo un paio di tornanti che portano alla prima galleria, prende quota con regolare e costante pendenza. La mulattiera lungo il fianco di roccia della Bella Laita, taglia pareti a picco, fora costoni e pinnacoli, affacciandosi con stupende visioni sulla sottostante Val Leogrà.
Dalla prima galleria e fino quasi alla fine il sentiero sale sempre con buona pendenza senza lasciare mai un attimo di respiro.
Alcune gallerie hanno caratteristiche diverse come ad esempio la 19° che oltre ad essere la più lunga (320 m), ha un tracciato elicoidale a 4 tornanti all’interno di un gigantesco torrione di roccia. La 20° poi è scavata all’interno di un torrione roccioso e per superare il notevole dislivello, si avvita su sé stessa come un cavatappi. Il tratto della 43° corre sotto il passo Fontana d’Oro (mt. 1875), mentre all’uscita della 47° si raggiunge il punto più alto della strada (mt 2000) dal quale si gode di un bellissimo panorama.
Raggiunto il punto più alto si continua in falso piano per poi cominciare a scendere fino, dopo poco aver passato anche l’ultima galleria, trovarsi proprio davanti il Rifugio Generale Achille Papa (mt. 1928) .
Per il rientro senza percorrere la stessa strada di andata, quindi senza dover passare ancora tutte le gallerie, si può prende il sentiero 370 con indicazione Strada Scarubbi, noi abbiamo scelto questa in quanto più semplice anche se più lunga. Questo sentiero ci ha riportato al punto di partenza passando per Malga Campiglia. La strada Scarubbi si può tranquillamente seguire oppure durante la percorrenza prendere delle scorciatoie, comunque segnalate, per tagliare i lunghi tornanti.
Durante la discesa abbiamo potuto notare anche la presenza di camosci, marmotte oltre che ammirare il panorama sulla Val Posina.

Considerazioni finali:
L’escursione non è da sottovalutare, non è una passeggiata turistica nonostante non presenti particolari difficoltà. Bisogna prestare attenzione a non sporgersi oltre l’arditissima stradina e a non inoltrarsi in gallerie secondarie, spesso semicrollate o pericolose. Nelle gallerie alcuni tratti sono scivolosi a causa della presenza di acqua, il soffitto, in alcuni casi, è abbastanza basso, quindi attenzione alle testate a meno che non si pensi all’utilizzo di un caschetto, invece cosa indispensabile è l’utilizzo di una torcia frontale perché alcune gallerie sono molto buie.
L’escursione può essere affrontata anche dai bambini, non troppo piccoli perché le gallerie per via dell’altezza non consentono l’utilizzo di zaino porta bimbo, e per quelli più grandicelli che questi siano allenati e abituati alla fatica.
Dislivello: mt 784
Lunghezza del percorso: km 6,5 la strada delle gallerie fino al Rifugio Papa, altri tanti per la discesa tenendo conto che noi abbiamo fatto le scorciatoie e non percorso per intero la strada
Tempo di percorrenza: 3 ore circa fino al Rifugio Papa, 2 ore per la discesa
Per chi ha voglia di farsi una bella lettura prima di intraprendere l'escursione vi lascio la descrizione dettagliata delle gallerie:
I° galleria CAPITANO ZAPPA, mt 17
Il tenente di complemento ing. Giuseppe Zappa, dal 17 gennaio al 22 aprile 1917 comandante della 33° compagnia minatori (5° reggimento Genio), studiò la realizzazione e portò a termine la costruzione della parte iniziale della strada mulattiera delle gallerie. La sua opera fu completata dal capitano Picone che lo aveva sostituito quando egli era stato promosso capitano e trasferito alla direzione Aviazione di Torino.
2° galleria GENERALE D’HAVET, mt 65
Il col. Brig. Giuseppe d’Havet nel 1917 Comandante del Genio del V Corpo d’Armata, fu riconosciuto come uno dei più competenti ingegneri militari dell’Esercito. A lui è dedicata anche la grande galleria che all’inizio della strada degli Eroi mette in comunicazione la Val di Fieno con la Val Canale.
3° galleria ROVERRETO, mt 14
4° galleria BATTISTI, mt 31
L’irredentista trentino Cesare Battisti, fu catturato durante la controffensiva del luglio 1916 e impiccato a Trento due giorni dopo. Il monte Corno di Vallarsa, luogo della cattura, divenne da allora Corno Battisti.
5° galleria OBERDAN, mt 10
Guglielmo Oberdan, irridentista triestino, nel 1882 dopo un attentato alla vita dell’Imperatore Francesco Giuseppe, fu scoperto e condannato a morte per impiccagione.
6° galleria TRIESTE, mt 17
7° galleria GENERALE CASCINO, mt 35
Il gen. Antonio Cascino, medaglia d’oro al V.M., Comandante dell’VIII divisione di Fanteria durante l’undicesima battaglia dell’Isonzo, il 29 settembre 1917 perse la vita in seguito a ferite riportate sul Monte Santo.
Il percorso prosegue con forte pendenza; all'interno dell'8ª galleria una diramazione porta verso le postazioni di artiglierie che dominavano la Val Posina, di fronte la successione continua dei monti Majo, Coston, Borcoletta a dominare il valico della Borcola.
8ª galleria GENERALE CANTORE  (galleria cannoniera),  mt 23
Il gen. Antonio Cantore, alpino, medaglia do'oro al V.M. comandante la 2ª Divisione di fanteria, cadde sulle Tofane il 20 luglio 1915.
9ª  galleria GENERALE ZOPPI, mt 78
Il Gen. Gaetano Zoppi fu per un anno, fino al giugno del 1916, il comandante del V Corpo d'Armata alle cui dipendenze era la zona del Pasubio.
10ª  galleria SAURO, mt 12
Nazario Sauro, irredentista istriano, medaglia d'oro al V.M. arruolatosi volontario nella R. Marina Italiana, fu fatto prigioniero dagli austriaci nel 1916 processato e condannato a morte per fucilazione.
11ª  galleria RANDACCIO, mt 28
Il magg. Giovanni Randaccio, medaglia d'oro al V.M., fante della Brigata Toscana, cadde il 28 maggio 1917 a Fonti del Timavo, sul Carso triestino.
12ª  galleria capitano Motti, mt. 95
Il cap. Leopoldo Motti, emiliano di Reggio, geniere del V Corpo d'Armata, perì nell'esplosione della prima mina austriaca sul Dente Italiano, il 29 settembre 1917.
13ª galleria FILZI, mt.27
Il sottotenente Fabio Filzi, irredentista istriano volontario nell'esercito italiano. Seguì la sorte di Battisti, prigioniero degli Austriaci sul corno di Vallarsa, nel luglio del 1916 fu condannato ed impiccato a Trento.
14ª galleria CAPITANO MELCHIORI, mt.61
Anche il cap. Melchiori, comandante della 26ª Compagnia Minatori perì in Pasubio nell'esplosione della prima mina austriaca sul Dente Italiano.
15ª  galleria TORTONA, mt 45
La strada prosegue poco lontana dalla linea di vetta.
Le gallerie che seguono furono costruite con chiari intenti di offrire appostamenti per artiglierie fiancheggianti la linea di difesa ad oltranza. Tratti a mezza costa e finestre in galleria garantivano la copertura del tiro ora dal M.Maio alla Pria Forà, ora dalla Borcola al M.Gamonda, e fino a Monte Toraro con pezzi a lunga gittata.
All'uscita dalla 18ª galleria, i resti di 5 pozzi in cemento affondati nella roccia rivelano la presenza di manufatti predisposti come fornelli da mina, per rendere impraticabile la strada nel caso di forzato abbandono della zona.
Tutti i tratti di strada a mezza costa, che dovevano prevedere l'attraversamento di canaloni, furono dirottati in galleria e, in situazioni di particolare esposizione allo scarico di valanghe, la strada fu organizzata e protetta con centine speciali di copertura (tettuccio paravalanghe con ferri a I murati a monte che appoggiavano su pali incastrati nel muro a valle).
16ª galleria REGGIO CALABRIA, mt 74
17ª galleria BERGAMO, mt.52
18ª galleria PARMA, mt.46
Il 20 luglio 1917 la Grande Galleria (19ª), misurata allora in 370 metri, venne portata a termine.
I lavori, affrontati da 10 imbocchi diversi, produssero la realizzazione di un percorso pressoché elicoidale a quattro spirali irregolari, che prendevano luce da 10 finestre utilizzabili anche come appostamenti per artiglierie.
A pochi metri dall'uscita, la 20ª galleria in un balzo altrettanto spettacolare gira a spirale all'interno di un gigantesco torrione, fino a sbucarne quasi alla sommità. Il nucleo centrale del torrione, intorno al quale si avvolgono le tre spire elicoidali di questa galleria, è traforato da una serie di fornelli di mina scavati orizzontalmente nella parete ad intervalli regolari, adatti a contenere ognuno un paio di cassette di gelatina esplosiva con cui far franare l'intera guglia se fosse stato necessario interrompere la Strada.
L'avanzamento in galleria, ottenuto mediante martelli perforatori ed esplosivo, risultava particolarmente impegnativo proprio nei lunghi tratti, per mancanza di una ventilazione sopportabile, mentre per l'illuminazione durante i lavori vennero usate comuni lampade ad acetilene.
19ª galleria RE, mt 318
Nella primavera del 1918, la strada fu percorsa da Vittorio Emanuele III Re d'Italia.
20ª galleria CADORNA, mt 86
Capo di Stato Maggiore dell'esercito italiano, il gen. Luigi Cadorna fu sostituito nel novembre del 1917, in seguito alla disfatta di Caporetto.
21ª galleria PORRO, mt 20
Sottocapo di Stato Maggiore dell'esercito italiano, il gen. Carlo Porro seguì la sorte del suo comandante e, dopo Caporetto, venne sostituito dai generali Gaetano Giardino e Pietro Badoglio.
Verso la fine di settembre 1917 fu completato il tronco stradale, lungo circa 1.100 m, che dalla 20ª galleria, correndo circa 150 m sotto il crinale della Bella Laita con una pendenza uniforme, arrivava fino all'impluvio della Val Camossara, in un punto poco al di sotto della selletta Cuaro.
22ª galleria BREGANZE, mt 8
Non è certo,ma questa galleria potrebbe aver preso il nome dal col.Giovanni di Breganze, ufficiale del Comando Supremo addetto ai rapporti con gli alleati.
23ª galleria GENERALE CAPELLO, mt 18
Comandante dal 14 dicembre 1916 al 3 marzo del 1917 del V Corpo d'Armata, da cui dipendeva il settore del Pasubio, il gen. Luigi Capello fu schierato successivamente al comando della 2ª Armata sul fronte dell'Isonzo fino alla rotta di Caporetto.
24ª galleria BOLOGNA, mt.16
25° galleria AQUILA, mt 11
26° galleria NAPOLI, MT 24
27° galleria PICONE, mt 98
Il cap. Corrado Picone sostituì il ten. Zappa al comando della 33ª compagnia minatori dal 23 aprile 1917 alla fine del conflitto. Fu uno dei principali artefici della realizzazione della Strada della Iª Armata. La sua realizzazione tecnica per il comando del Genio, assieme agli appunti e a ricordi personali, costituiscono la guida principale alla conoscenza delle caratteristiche della realizzazione.
28 ° galleria GENOVA, mt. 14
29° galleria SPEZIA, mt. 31
30ª galleria MISS, mt 10
Con questa galleria, il cui percorso gira entro un torrione di roccia, la strada prosegue allo scoperto per un tratto di 327m girando la testata della Val Camossara ed entrando nell'enorme apertura che separa la Bella Laita dal M.te Forni Alti.
Dai Ricordi di un reduce del Pasubio del s.ten. Ugo Cassina, dattiloscritto conservato nella raccolta G.Pieropan presso il Museo del Risorgimento e della Resistenza di Vicenza, riportiamo:
La costruzione del tratto di strada lungo il costone meridionale della Bella Laita fino a raggiungere la parete di Forni Alti nel canalone di val Camuzzara, poco al disotto della selletta Cuaro, si deve alle cure assidue e continue del capitano Picone e del sottotenente Forestiere, quest'ultimo giunto in compagnia alla fine di agosto. Picone dirigeva tutti i lavori stradali ed illuminava col suo consiglio l'opera di tutti quanti. Però questo tratto ricevette da lui il maggior interessamento personale. Qui, più che altrove, concentrò la sua attività meravigliosa.
Non c'era che Ruffini che potesse competere con lui nelle rapide e lunghe corse montane. Mi rammento che, quando ero in loro compagnia, spesso ero costretto a fermarmi ansante e sudato per riposarmi un poco.
Al primo di agosto, data del trasloco del comando di compagnia da Bocchetta di Campiglia a Bella Laita, questa era fornita di una sola baracca 3x5, che era servita a Ruffini ed a me, e di un'altra baracca di circostanza, costruita principalmente con eternit dove avevano alloggiato i sergenti dei nostri drappelli.
Ma in breve queste baracche furono contornate da altre. Vennero stesi altri piccoli rami di teleferica. Vennero innalzate numerose tende Carbone. Dove prima erano rocce deserte, forse mai calpestate da piede umano, sorse in breve un popoloso paese in legno e tela, ospitante qualche centinaio di uomini: minatori della compagnia o centurioni di Surdo, bel tipo di pugliese, direttore della mensa di Comando.
Lassù venne eretta una bella veranda, dove spesso si riunivano gli ufficiali della Bella Laita, per ammirare il panorama magnifico in quel punto: da una parte si stendeva sotto lo sguardo dell'osservatore tutta la val Leogra con la pianura vicentina, la catena dei Lessini con le cime più vicine del Cornetto e del Baffelan; e, dall'altra parte, la triste val di Posina con le cime nemiche del Majo e della Borcoletta, la cima Palon, il Corno del Pasubio e, più indietro, il Col Santo.
Da quella veranda, spesso, sebbene inutilmente partivano colpi di fucile agli aeroplani crociati che di sopra volteggiavano e, la sera, sguardi di ammirazione per gli effetti di luce prodotti da riflettori nostri o nemici che striavano la val Posina di fasci luminosi, spianti a vicenda i movimenti che, fra le tenebre, gli opposti nemici avessero in animo di fare.
Nessun osservatorio migliore della veranda di Bella Laita, nelle notti in cui o noi o il nemico tentavano reciprocamente di sloggiarci dai terribili roccioni del Majo. Quando, più tardi, venne fondato il drappello di Fontana d'Oro, la mensa di Bella Laita era la tappa ristoratrice, il punto di ritrovo fra gli abitatori di Bocchette Campiglia e quelli di Fontana d'Oro.
Credo che nei dintorni non esistesse luogo più pittoresco, più isolato, e quindi più tranquillo, di quello dei baraccamenti di Bella Laita.
Tutto vi arrivava da Bocchette Campiglia (ove sempre restava un nostro distaccamento) e, a Bocchette, era congiunta solo dai vari rami del nostro teleforo e della strada costruita che, non essendo ancora ufficialmente aperta al transito, era percorsa più che atro dalle salmerie della compagnia.
Più tardi venne collocata una tubazione che portava l'acqua da Fontana d'Oro (ove già arrivava), attraverso Caneve di Campiglia e la selletta Cuaro, fino alla Bella Laita, evitandone il lungo trasporto che, per teleforo o mediante muli, bisognava fare da Bocchette.
Si aggira ad altissima quota la scoscesa testata della Val Camossara dove, dopo l'uscita della 31ª galleria, si entra nell'erto e ghiaioso impluvio, poco al di sotto dell'omonima forcella. Qui la strada presenta l'esempio tecnicamente più interessante e spettacolare della costruzione dei poderosi muraglioni, con funzioni di drenaggio a monte e sostegno a secco. Il muro a valle, costruito a secco aveva un'altezza media di circa due metri. Quello a monte, in pietra squadrata e malta di cemento, aveva un'altezza di 3,20 metri.
I massi, ricavati dalla vicina parete di M.te Forni Alti, furono abilmente quanto pazientemente scalpellati. Il volume complessivo del muro realizzato fu di circa 400 metri cubi. Data la particolare conformazione, questo tratto era quasi interamente coperto da strutture paravalanghe.
31ª galleria GENERALE PAPA, mt 72
Comandante della Brigata Liguria sul Pasubio fino all'aprile del 1917, il gen. Achille Papa nell'ottobre dello stesso anno cadde ferito a morte sulla Baisnizza, mentre visitava una trincea. Medaglia d'oro al V.M., al gen. Papa si deve la trasformazione e l'organizzazione del Pasubio in un sistema di difesa fatto di camminamenti, trincee, gallerie, strade, postazioni. A lui sono dedicati anche la galleria che collega Cima Palon al Dente Italiano ed il rifugio a Porte del Pasubio.
32ª galleria PALAZZOLO, mt 48
33ª galleria 33ª MINATORI, mt.57
L'ingresso di questa galleria corrisponde all'incirca a metà del percorso e ad una posizione dalla quale si può cogliere una splendida visione retrospettiva del tracciato.
La galleria è dedicata a quella 33ª compagnia Minatori del 5° reggimento Genio, che, al comando del ten. Zappa e successivamente del cap. Picone, fu la grande artefice della costruzione di questa gigantesca opera.
34ª galleria GENERALE GIUSTETTI, mt 132
Il gen. Umberto Giustetti fu comandante del Genio della Iª Armata, dal 15 maggio 1917 al 20 marzo 1919.
35ªgalleria TRANI, mt 10
La strada prosegue mantenendo un unico allineamento ed un'unica pendenza. Attraversando una decina di gallerie, questo tratto del percorso rivela paesaggi di una superba suggestione, con un effetto particolarmente sorprendente per chi osserva dal Soglio Rosso questa parte del tronco stradale.
Incidendone le pareti rocciose sud-est e sud, dalle quali dipartono i ripidissimi e stretti canaloni Vajo del Motto, Vajo di Mezzo e Vajo del Ponte, la mulattiera aggira M.te Forni Alti fino a giungere alla testa di Fontana d'Oro (m.1.875), sotto l'omonimo passo, dove sono ancora visibili i resti del manufatto di una cabina elettrica di trasformazione.
36ª galleria GARIBALDI, mt 12
Probabilmente dedicata al nipote dell'Eroe dei due mondi, gen. Giuseppe (Peppino) Garibaldi, comandante della brigata Alpi dislocata nella zona Col di Lana, dall'agosto del 1917 al termine del conflitto.
37ª galleria BALILLA, mt 26
Nel dicembre del 1746 un giovane genovese, Giovanni Battista Perasso, detto Balilla, durante la guerra di secessione austriaca, con gesto di ribellione dette inizio alla sollevazione popolare.
38ª galleria TORINO, mt 29
39ª galleria MANTOVA, mt 53
40ª galleria TRENTO, mt  10
41ª galleria 26ª MINATORI, mt 24
La 26ª compagnia Minatori fu comandata in Pasubio con il gravoso compito dei lavori di mina sul Dente Italiano.
42ª galleria MACERATA, mt 19
43ª galleria POLESINE, mt 55
44ª galleria ZAPPATORI LIGURIA, mt 22
Le compagnie Zappatori, come quelle Minatori, erano riconosciute da un numero. E' presumibile che questa galleria sia stata dedicata alle due compagnie Zappatori del Genio aggregate al 157° e 158° reggimento fanteria della brigata Liguria, impiegate principalmente per i lavori di fortificazione sul Dente Italiano, che parteciparono anche alla costruzione di un tratto della Strada delle Gallerie.
45ª galleria PLOTONE 25ª MINATORI, mt 83
Il plotone autonomo della 25ª compagnia Minatori fu comandato alla costruzione della Strada delle Gallerie nel periodo settembre-dicembre 1917.
La strada riprende ora una leggera pendenza e, nel percorrere le gallerie, si attraversa lo sperone roccioso del Soglio Rosso, all'uscita della 47ª galleria si raggiungerà il punto più alto (mt.2000) di tutto il percorso da dove si gode uno dei panorami più interessanti: il Colle Bellavista e l'Ossario della Iª Armata, i monti Cornetto e Baffelan, il gruppo del Carega e la Catena delle Tre Croci sopra Recoaro. Da qui parte il poderoso contrafforte che decresce lungamente verso Sud separando la Val Canale dalla Val Fontana d'Oro per terminare nelle spettacolari pareti del Soglio Rosso e del Soglio d'Uderle.
La mulattiera prosegue attraverso i resti di alcuni manufatti che testimoniano di un luogo densamente abitato di ricoveri, baraccamenti per le truppe a riposo, alloggiamenti per i servizi e per le artiglierie anche di medio calibro posizionate sulla cresta sovrastante. Ora la leggera discesa accompagna all'ultimo tratto della strada che nel percorrere una cengia a picco sul sottostante Vajo Sud prima e, sulla strapiombante Val Canale poi, offre in ogni momento scorci e aspetti ricchi di fascino e suggestione.
Qui la discesa si accentua e nell'oltrepassare i resti della stazione d'arrivo di una teleferica, di alcune postazioni di artiglieria e di ricoveri, si entra in alcune gallerie a gradinate fino ad arrivare all'ultima che cala ripidamente per sbucare nell'intaglio di Porte del Pasubio e, di lì a pochi metri al rifugio Gen. A. Papa (mt.1928).
46ª galleria PICENO, mt 65
Comandata in Pasubio dall'Ottobre del 1917 la Brigata Piceno fu spesso impegnata sul Dente Italiano. Lo scoppio della mina del 13 marzo del 1918 provocò numerose vittime fra i fanti del Reggimento.
Nel novembre del '17 alcuni militari furono impegnati nella costruzione della Strada delle Gallerie.
47ª galleria PALLANZA, mt 22
Impegnata per un anno, dall'ottobre del 1917, nella zona della Val Posina con presidio al monte Pruche sul Pasubio, la Brigata Pallanza partecipò con alcuni fanti alla costruzione della Strada delle Gallerie.
48ª galleria CESENA, mt 14
49ª galleria SOLDATO ITALIANO, mt 19
Questa dedica risale ad anni recenti poiché la galleria fu costruita dopo la partenza del capitano Picone. La Strada passava allora all'esterno.
50ª galleria CAV. DI VITTORIO VENETO, mt 27
Anche questa galleria è successiva alla partenza della 33ª Compagnia Minatori del Pasubio, ricorda i combattenti sopravvissuti alla Grande Guerra ai quali, nel 1968, è stata riconosciuta l'onorificenza di Cavalieri di Vittorio Veneto.
51ª galleria PLOTONE MINATORI SARDO, mt 66
Il plotone Minatori Sardo fu protagonista dei grandi lavori di mina sul Dente Italiano. Fu comandato alla costruzione della Strada delle Gallerie nella parte finale della sua realizzazione, dal tratto fontana d'Oro a Porte del Pasubio.
52ª galleria SARDEGNA, mt  86
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