Sentiero Attrezzato delle Forcelle e Rifugio Pian di Cengia con i bambini alba alle Tre Cime di Lavaredo e poi una splendida traversata sul Monte Paterno | Dolomitiebambini - Dolomiti & Bambini

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SENTIERO ATTREZZATO DELLE FORCELLE E
RIFUGIO PIAN DI CENGIA
La giornata che vi sto andando a raccontare è stata veramente lunga, iniziata circa alle 4 di notte e finita nel tardo pomeriggio.
Un turbine di emozioni ci hanno accompagnato lungo questo cammino, iniziato con un’alzataccia di notte e continuato con una bella faticaccia durante il giorno. Questo perché abbiamo voluto abbinare l’escursione giornaliera con la possibilità di vedere l’alba tra le nostre amate montagne, cosa che facciamo, ormai ogni anno, almeno una volta.
Sei pronto a venire con noi in questo lungo viaggio? Allora partiamo……
Poiché un sognatore è colui che vede la sua strada solo al chiaro di luna, la sua punizione è vedere l’alba prima del resto del mondo. (Oscar Wilde).
Alzataccia in piena notte.  Alle 2.30 suona la sveglia, alle 3 eravamo in macchina e verso le 4 ci trovavamo già al parcheggio del Rifugio Auronzo (mt 2320).
La strada che sale alle Tre Cime di Lavaredo è sempre aperta, andando di notte, si ritira il biglietto e il pagamento viene fatto al ritorno.
Scesi dalla macchina non si poteva che restare con il naso all’insù, in una notte stupenda e nemmeno tanto fredda, sopra di noi un cielo stellato come pochi.
Zaino in spalla, torcia sulla fronte e ci siamo incamminati in piena notte, su sentieri che ormai conosciamo benissimo e che ci hanno portato prima al Rifugio Lavaredo (mt 2344), procedendo praticamente in falsopiano e successivamente al Rifugio Locatelli, per arrivare al quale bisogna prima procedere in discesa per poi risalire.
Arrivati al Rifugio Locatelli, mentre ci preparavamo la colazione, da lontano si potevano vedere le prime luci del giorno; e alle 6.10 in punto ecco l’alba del nuovo giorno.
Tanto abbiamo aspettato quel momento, e poi in men che non si dica il sole era già alto.
Intanto anche le vette delle Tre Cime di Lavaredo si stavano illuminando, uno spettacolo unico, delle emozioni incredibili.
Tutto intorno un buio pesto, solo le torce illuminavano il nostro cammino, e quando alzavamo la testa e vedevamo in lontananza piccoli bagliori di luce muoversi, capivamo che c’era altra gente.
Ma per noi la giornata non era ancora finita, anzi era appena cominciata.
Fatto colazione e rimesso tutto in ordine, ci siamo preparati per continuare la nostra giornata proprio lì, nel Parco Naturale Tre Cime.
Ore 7.20 partiamo dal Rifugio Locatelli (mt 2405), già pronti con addosso tutta l’attrezzatura da ferrata, per raggiungere il Rifugio Pian di Cengia attraverso il Sentiero attrezzato delle Forcelle.
Ci incamminiamo su uno stretto sentierino verso il singolare pinnacolo a forma di salsiccia denominato Salsiccia di Francoforte (Frankfurter Wurstel), che si trova davanti a noi, lo superiamo e dopo poco cominciamo a risalire le Gallerie del Paterno, aiutandoci anche con le torce visto che dentro sono molto buie.
Al termine delle quali inizia la Ferrata De Luca – Innerkofler, che avevamo già percorso però nel senso inverso, partendo quindi direttamente dal Rifugio Lavaredo e arrivando al Rifugio Locatelli (LEGGI QUI).
Questa volta la facciamo in salita fino ad arrivare a Forcella dei Camosci dalla quale, se ci si volta indietro, si può ammirare un magnifico panorama con in lontananza il Rifugio Locatelli che adesso sembra piccolissimo.
Da qui, ci sono più opzioni per proseguire: andare in cima al Paterno proseguendo la ferrata, oppure andare verso il Rifugio Lavaredo con sentiero attrezzato, quello che vi dicevo avevamo fatto l’anno prima, oppure proseguire per il Rifugio Pian di Cengia seguendo il sentiero attrezzato delle forcelle (sentiero della pace).

Noi questa volta continuiamo su quest’ultimo, seguendo le indicazioni sulla roccia, dove una scritta nera “Rifugio Pian di Cengia” e una freccia rossa ci indicano la direzione da prendere.
Procediamo in piano percorrendo una lunga cengia, attrezzata solo nei punti più esposti, lungo la quale si possono vedere testimonianze della guerra.
Girato l’angolo troviamo subito l’inizio del cavo e un ponte in legno da attraversare, dal quale si ha una vista sui laghi a dir poco favolosa, resa ancora più suggestiva dalla spaccatura della montagna.
Saliamo ora in diagonale per poi aggirare in discesa uno sperone roccioso arrivando così in Forcella dei Laghi.
Procediamo superando passaggi su roccette a volte non attrezzate fino ad arrivare ad un ampio punto panoramico: Cresta dei Camosci.
Da questo punto, ci troviamo adesso a scendere un ghiaione; a vedere dall’alto i passaggi attrezzati sembravano finiti, invece, giunti in piano, dopo aver avuto un momento di incertezza su dove si dovesse andare, ci accorgiamo che per procedere oltre bisognava attraversare un crepaccio.
Lasciamo quindi il piccolo pianoro e cominciamo a scendere all’interno del crepaccio, su roccette attrezzate fino ad arrivare ad una scaletta in ferro.
Scesi anche dalla scala, posizionata in verticale ma non molto lunga, continuiamo la discesa in obliquo. Rapidamente ci portiamo nel lato opposto, dove, da adesso inizia la risalita, sempre su sentiero attrezzato, anche con pioli nei tratti più difficili.
Oltrepassata la cengia, superiamo alcune roccette attrezzate, insieme ad uno dei vari ponticelli di legno.

Finita la risalita, sono finiti anche i tratti attrezzati, da adesso continuiamo su sentiero a mezza costa, che attraversa un lungo ghiaione.
Questo tratto infatti durerà un bel po’ al punto che sembrerà non finire mai, fino a quando ci troviamo davanti una salita a tornanti, cosa che non ci voleva perché ormai la stanchezza sia fisica che mentale visto la sveglia molto presto, cominciavano a farsi sentire.
Percorsa con un po’ di fatica, anche questa salita, proseguiamo su una comoda stradina militare fino ad arrivare alla Forcella Pian di Cengia (mt 2522),
un altro posto, che conosciamo visto che ci siamo passati più di qualche volta e che ci fa capire che ormai siamo arrivati, quindi anche se può contare poco, ci ha dato quell’energia in più.
In cinque minuti seguendo il sentiero 101 arriviamo al Rifugio Pian di Cengia (mt 2528), sito tra la roccia, in una posizione unica.
E qui ci fermiamo per una super meritata pausa pranzo e per cercare di recuperare un po’ di forze per la strada di ritorno, che non sarà la stessa di andata, ma sarà comunque un’altra bella scarpinata.
Riponiamo il kit da ferrata dentro lo zaino e finalmente un po’ più liberi, ma con più peso nelle spalle, imbocchiamo il sentiero 104, seguendo le indicazioni per il Rifugio Lavaredo.
Percorriamo una comoda strada sterrata, sempre in continua discesa, durante la quale si può già intravedere il bellissimo Lago di Cengia, e visto che ci dovevamo passare affianco ne approfittiamo per fermarci un attimo. Nello zaino avevamo ancora tutto l’occorrente per la colazione, e ne approfittiamo così per prepararci un buon caffè.
La stanchezza intanto ritornava a farsi sentire, quindi dopo proprio una breve pausa, riprendiamo il sentiero.
Lasciatoci il lago alle spalle (mt 2324), poco dopo un’altra tosta salita ci aspetta, al termine della quale si trova il Rifugio Lavaredo.
Un ultimo sforzo e percorrendo adesso la larga strada sterrata che parte dal Rifugio Lavaredo, in leggerissima discesa, arriviamo nuovamente al Rifugio Auronzo.
La macchina ci sembrava un miraggio. Stanchi, anzi stanchissimi, ma la felicità per quello che eravamo riusciti a fare e per i panorami che avevamo visto, è stata molto più forte.
Sicuramente ne è valsa la pena!
Dislivello: mt 811
Lunghezza del percorso: km 16,2 tutto il giro
Tempo di percorrenza: 25 minuti per il Rifugio Lavaredo, 1 ora per il Rifugio Locatelli, 4 ore e 30 minuti per arrivare al Rifugio Pian di Cengia, 2 ore per tornare al Rifugio Lavaredo, altri 25 minuti per tornare al Rifugio Auronzo
Cartografia: Tabacco 1:25.000, Foglio 10, Dolomiti di Sesto
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